lunedì 19 aprile 2021

Perché andare in terapia

 

Tre motivi per andare in terapia:

  1. Abbracciare i diversi sé che vivono dentro noi (il fanciullino, l'adulto, l'anziano);

  2. Canalizzare il dolore in maniera positiva e creativa;

  3. Trovare la propria strada a tutti i livelli, professionale compreso.

Dopo la lettura di “Una vita di giorni impossibili” di Tabitha Bird, di cui vi parlerò a breve, colgo l'occasione per affrontare l'argomento psicoterapia.
Come rispondiamo al dolore? Ognuno ha il suo personale modo, l'analisi permette di trovare la strada per canalizzarlo al meglio possibile. Può rappresentare un'utile strategia per ritrovare i sogni perduti, nuove prospettive, desideri inesplorati. Nessuna bacchetta magica, la forza lavoro la metti tu: scavi a mani nude nel tuo cuore. Spesso non si sa come abbracciare i noi stessi che ci vivono dentro e litigano proprio come Silver Willa, Willa di mezzo e Super Willa. La psicoterapia è uno specchio per guardarsi senza deformazioni, è un'opportunità di conciliazione con se stessi, è il recupero del bambino/a che sei stato/a e della persona che diventerai, in mezzo c'è il presente, ci sei tu e la responsabilità nei tuoi riguardi. È un appuntamento con se stessi, è un lungo abbraccio che non lascia fuori nessuna parte di te.

Ho amato profondamente il libro “Una vita di giorni impossibili” perché sono pagine affini al mio universo, è un libro che avrei potuto scrivere io. Grazie Tabitha Bird per avergli dato vita e Biplane edizioni per avermi dato un'occasione di guardarmi dentro. Nei prossimi giorni la recensione del libro.

Nessun commento:

Posta un commento