sabato 6 marzo 2021

Recensione Kitchen di Banana Yoshimoto

Consigliato a chi vuole approcciarsi per la prima volta alla letteratura giapponese

Regalalo a chi è amante del Giappone 💝

Genere: Romanzo

 

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Kitchen è un libro delicato e particolare, direi anche un po' spiazzante, a cui attribuisco i colori tenui della primavera alternati ai giorni di nebbia in cui è tutto poco chiaro. Ed effettivamente queste due immagini, che sembrano agli antipodi, hanno qualcosa di affine: l'indefinito. La patina di incertezza che vige nel romanzo lo rende esile e leggero come una nuvola a cui corrisponde anche una fattualità del libro che arriva a mala pena a 160 pagine.

La protagonista è Mikage, rimasta solo al mondo, l'ultimo ramo della sua famiglia (la nonna) viene spezzato, un' unica cosa è in grado di darle conforto: la cucina. Il libro ruota intorno ai temi della morte e della frontiera invalicabile della solitudine. Ma é davvero invalicabile o è possibile sentirsi capiti e amati? Ed è su questo confine che ruota tutto il libro. 

Il linguaggio che adotta Yoshimoto è semplice, diretto, essenziale, ridotto all'osso; più che un romanzo sembra una graphic novel perché pur non essendoci le immagini ha un linguaggio molto visivo. A una comunicazione semplice e diretta si contrappone una complessità di pensiero: navighiamo nel flusso di coscienza della protagonista pur non riuscendo fino in fondo a destreggiare le maree del suo cuore.

Nel libro è presente la cucina come uno spazio, una roccaforte, in cui sentirsi al sicuro malgrado tutto. Per questa motivazione ho voluto inserire nella foto un piccolo oggetto per molti irrilevante, ma per molto significativo: la mia forchetta gialla, una posata che mi segue da sempre e che mi seguirà ancora a lungo, simbolo della mia infanzia.

E voi avete un oggetto del cuore, per usare un linguaggio figurato “una copertina di Linus”?

lunedì 1 marzo 2021

Recensione “l'uomo dei sussurri” di Alex North

Consigliato a chi vuole leggere un thriller ben costruito che ruota intorno alle paure ancestrali

Regalalo a: un appassionato di thriller, ti ringrazierà! 💝

Genere: Thriller

Il thriller di Alex North, l'uomo dei sussurri, ruota intorno al tema della paura, quella antica, atavica, che ha attanagliato e attanaglia tutti (o quasi) i bambini del mondo: la paura del buio e di quello che si cela al suo interno. Qui il terrore non prende le sembianze dell'uomo nero, ma l'uomo dei sussurri che da vent'anni tormenta i bambini della tranquilla cittadina di Featherbank. L'orrore si tramanda nella memoria dei ragazzini che la trasmettono ai posteri con una macabra filastrocca:
«Se una porta semiaperta lascerai,
presto i sussurri sentirai.
Se fuori da solo giocherai,
presto a casa più non tornerai.
Se solo e triste ti sembra di stare
l'uomo dei sussurri vedrai arrivare».
La storia è quella di un padre (Tom) e di un figlio (Jack) che a seguito di un evento traumatico decidono di trasferirsi nella cittadina di Featherbank, il loro arrivo però coincide con il ritorno dell'uomo dei sussurri, serial killer responsabile della scomparsa di cinque bambini.
Il thriller è costruito benissimo, con un colpo di scena dietro l'altro, la trama è bene intrecciata e non presenta buchi. La cose che ho più apprezzato sono state: la brevità dei capitoli, uno tira l'altro, e le voci che cambiano. L'alternanza del punto di vista dei protagonisti non solo cattura e non annoia, ma permette di delineare il profilo psicologico dei personaggi che parlano in prima persona. In modo particolare ho empatizzato con la figura Jack, il figlio di Tom, un bambino introverso, cresciuto troppo in fretta (ed effettivamente si esprime come un adulto), sensibile e con un'amica immaginaria e molto speciale al seguito.
Chiudendo il libro, a distanza di ore ho capito una cosa che mi era sfuggita lì per lì e che mi è finalmente chiara... Shhhh, non dico altro...